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Intervista a Maddalena Rinaldo, autrice di “Rossa”

511Oj96cDhLMaddalena Rinaldo. Ventisette anni, originaria di Milano, ma cresciuta a Roma, e un libro alle spalle, Rossa. Ma non stiamo parlando di un libro qualunque, perché Rossa narra la storia di una guerra con battaglie all’ultimo sangue; Rossa porta in scena il più difficile dei conflitti: la lotta per la sopravvivenza, per se stessi e contro se stessi.

Maddalena vuoi parlarci un po’ del tuo romanzo e spiegarci perché ci stiamo riferendo ad una “guerra”?
Perché dall’inizio alla fine del libro la protagonista lotta. Lotta contro il mondo che la circonda, lotta contro un tumore che l’ha colpita e lotta soprattutto contro se stessa. È un’adolescente il cui unico vero nemico è lei. Vorrebbe essere donna, sebbene ancora non lo sia del tutto. Vorrebbe godersi l’estate, ma le cure la tengono bloccata in città. Vorrebbe avere i capelli e i peli che la chemio le hanno bruciato. E quindi combatte continuamente per mutare la sua situazione.

Nel libro narri in prima persona la storia di una ragazza di quindici anni. A che età hai iniziato a scrivere Rossa e quanto è stato difficile entrare completamente nella testa della protagonista?
Non è stato difficile entrare nella testa della protagonista. Perché sono io. È la mia storia. E i ricordi, anche oggi che ho ventisette anni, sono molto nitidi, per cui mi è bastato appurare di essere pronta per raccontare i miei quindici anni, mettermi davanti al computer e rigettare tutto sulla tastiera. Ci ho messo poco. Due mesi scarsi. È stata una liberazione. Un’operazione repentina e caotica. Ed eccoci qua.

Una storia difficile, raccontata con grande trasporto, minuzia di particolari e realismo…
Si tratta di un’esperienza che ho vissuto in prima persona e quindi mi è bastato attingere ai ricordi per riportare nero su bianco una narrazione così dettagliata e realistica. Il bisogno di scriverla invece è un bisogno che avevo da sempre. Da quando sono guarita. Però ci sono voluti dodici anni per essere matura e avere la consapevolezza giusta per poter scrivere come desideravo e per avere la libertà di raccontare con crudezza e asprezza. Finché un giorno, un anno fa, ho sentito di essere pronta. Ho iniziato a scrivere e non ho più smesso fino al termine del racconto.

unnamedLa protagonista è un’adolescente che volge il suo sguardo al mondo in modo rancoroso e senza mai fare sconti. Una ragazza arrabbiata, che difficilmente muove il lettore all’empatia ma che è in grado di vivere la quotidianità a testa alta e senza peli sulla lingua. Quanto c’è di te in lei?
C’è sicuramente parte di me in lei. Ma io non sono così arrabbiata. E non lo ero nemmeno a quindici anni. Cioè, un po’ arrabbiata lo ero. Più perché ero adolescente e non perché avessi un tumore. Ma non quanto la mia protagonista. Si tratta di una scelta narrativa. Ho voluto raccontare un sentimento che mi affascina molto, la rabbia appunto. E ho voluto raccontarlo con la lente d’ingrandimento. Analizzandone gli aspetti e le mutazioni. Rimanendo ancorata al punto di vista della protagonista, senza uscirne mai.

Fai ricorso ad uno stile duro e graffiante. A chi ti ispiri quando scrivi? Quali autori hanno influenzato i tuoi tagli narrativi?
Quando ho scritto Rossa non ho pensato a nessun autore in particolare. Ho scritto secondo il mio gusto personale, usando una lingua dura perché stilisticamente è quella che apprezzo di più. Poi, durante l’editing, il mio editor mi ha parlato di Chuck Palahniuk, di cui non avevo mai letto niente. Ho comprato Soffocare , l’ho divorato e adesso ho già letto sei suoi romanzi. Me ne sono innamorata. Quindi, all’epoca di Rossa non sono stata influenzata da nessuno, adesso posso dire a gran voce che mi piacerebbe moltissimo ispirarmi a Palahniuk.

Quanto serve parlare di temi come questo? E come è cambiata la tua vita da quando è uscito Rossa?
Con Rossa ho voluto lasciare un messaggio diverso da quello che si può immaginare. Cioè, tumore, malattia, cura, prevenzione. Tutto assolutamente importantissimo. Ma non ho scritto il mio romanzo per incentivare i lettori a farsi i controlli, le analisi e andare dai medici. L’ho scritto per gli adolescenti. Perché tutto sommato la mia adolescenza è stata abbastanza travagliata, e non certo per il tumore. Ma col senno di poi mi rendo conto di quante energie siano state sprecate durante i miei anni adolescenziali. Bastava un po’ più di tranquillità, di consapevolezza e di pazienza e prima o poi sarei diventata una donna comunque. E quindi vorrei dire a tutti gli irrequieti adolescenti di adesso, di rasserenarsi, perché l’adolescenza è bella proprio perché ha un inizio ma soprattutto una fine.
La mia vita da quando è uscito Rossa non è cambiata. Semplicemente io mi sento un po’ più leggera di prima.

Roberta Taverna