Oggi mi sento...,  Recensioni

Oggi mi sento… piena di speranza

“Non sai ancora, fratellino, che cosa abbia arato
profondi solchi sulla fronte di un continente,
qui, al Nord, hai visto
un aereo immerso nella luce stellare di una notte di luna.

Miklós, giovane ungherese sopravvissuto ai campi di concentramento della Seconda Guerra Mondiale, ha visto tutto questo e lo ricorda nitidamente ora che il conflitto è da poco terminato e le porte di un campo profughi in Svezia si sono aperte per lui.
Il ragazzo è gravemente malato, i medici gli danno sette mesi di vita, non di più, ma la sua voglia di farcela contro i pronostici ha la forza di una montagna e la tenacia di un condottiero: lui sopravvivrà, sconfiggerà la tubercolosi e si creerà una famiglia.
Per farlo, però Miklós  dovrà innamorarsi: ma come fare a conoscere una giovane in grado di comprendere la sua lingua da un campo profughi svedese per soli uomini? Nella sua mente fervida scaturisce un’idea rivoluzionaria: scriverà a tutte le donne nubili ungheresi, che hanno trovato asilo in altri campi profughi svedesi; 117 lettere, per la precisione.

“Non sapevi cosa fossero allerta e bombe
com’è vivere il cinema –
l’epoca non mescolò al pensiero infantile
con onda malvagia le preoccupazioni del mondo.” 

Malinconia e speranza, sogni e cicatrici vergano le pagine composte da Miklós, alla ricerca di una donna che il giovane sente esistere, essere là fuori da qualche parte, la sola in grado di capirlo, accettarlo, amarlo.
Una ragazza su tutte, Lili Reich, spiccherà tra le lettere, una giovane ungherese inconsapevole di aver cambiato per sempre la sua volta nel momento in cui da un letto di ospedale, per noia e per nostalgia, ha chiesto agli infermieri un foglio di carta ed una matita.
Ha inizio così un’intesa corrispondenza tra Miklós e Lili che durerà sei mesi, dal settembre 1945 al febbraio 1946, un lungo viaggio poetico che coincide con la nascita di un amore fortissimo, in grado di superare le barriere della distanza e della malattia, delle convenzioni e della paura.

Febbre all’alba”, primo libro del regista ungherese Péter Gárdos, è una dolcissima storia d’amore vera, la narrazione romanzata dell’incontro tra i genitori dell’autore. Parole ed eventi dello scrittore si amalgamano perfettamente a stralci di lettere e poesie dei veri protagonisti della vicenda in una narrazione ancor più preziosa e commovente in quanto raccontata in prima persona, direttamente da passato, da coloro che hanno vissuto uno dei periodi storici più crudi e dolorosi dell’umanità.
Con una maestria che ricorda le migliori sceneggiature, Péter Gárdos tiene in equilibrio perfetto sulla “scena” la crudezza della guerra e la forza della speranza, la paura della perdita e la sorpresa del ritrovarsi ancora umani in un romanzo che si stringe teneramente al cuore.

“Per quando sarai cresciuto e diventato uomo,
gentile, sorridente gigante buono
tutte queste lacrime versate saranno nuvole,
quest’epoca sarà passata, sarà una visione che affiora dalla nebbia.”

 

Il mio voto:

Roberta Taverna

Titolo: Febbre all’alba
Autore: Péter Gárdos
Casa editrice: Bompiani
Prezzo: euro 17,00
Pagine: 223