Recensione: “Il gioco di Andromeda”, di Iacopo Cellini
I segnali sono importanti solo per chi sa coglierli.
Un ex-professore universitario in cura presso un rinomato ospedale psichiatrico poiché accusato dell’assassinio di sua figlia e le pagine alla rinfusa del proprio diario delirante sono le premesse de “Il gioco di Andromeda”, il “primo puzzle letterario italiano”, opera di Iacopo Cellini. Il libro-game propone al lettore una vera e propria sfida, la ricostruzione dei fatti nella sequenza corretta, gli indovinelli criptici e i rompicapo cervellotici che dovrebbero portare alla soluzione del caso, alla vittoria del Gioco di Andromeda che dà il titolo a questo esperimento letterario indubbiamente sui generis.
Gli inizi sono sempre rivelatori. Specialmente se preceduti da un infinito rovesciato.
Sparsi qua e là tra le righe e le rudimentali illustrazioni, l’autore ha disseminato indizi e suggerimenti, velati sussurri, non sempre di immediata comprensione ma che, se assorbiti da una mente allenata e accorta dovrebbero – teoricamente – portare alla conclusione e alla verità. Le pagine del diario, come si accennava, sono volutamente proposte nel romanzo in ordine casuale: questo determina un iniziale senso di disorientamento, impedendo talvolta l’immedesimazione e la sospensione necessarie per il godimento di una lettura. Un testo consigliato per chi cerca più lo svago in confronto alla narrazione, per chi vuole mettersi alla prova e misurare il proprio acume, per chi – una volta ogni tanto – intende vestire i panni del detective più che quelli dello spettatore.
Per la cronaca: non ho risolto il gioco.
Matteo Zanini
Titolo: Il gioco di Andromeda Autore: Iacopo Cellini Casa editrice: Newton Compton Editori Prezzo: € 9.90 Pagine: 256