Recensione: “Il mare senza stelle”, di Erin Morgenstern

Almeno questa è una certezza.

Riassumere la trama de “Il mare senza stelle” è impossibile, perché questo romanzo va al di là della mera narrazione, sfora nella poesia, nell’immaginario, nell’onirico, nella mitologia, nel fantastico, lasciando indietro tutto ciò che può, per convenzione, essere circoscritto in un genere letterario canonico. Erin Morgenstern è la sua penna, è il racconto della sua visione, del suo personalissimo intuito letterario (già ampiamente dimostrato ne “Il circo della notte“, che la redazione di InkBooks ha letto lo scorso anno durante un Gruppo di Lettura).

Una matrioska di favole, un pout-pourri di personaggi, l’affascinante unione di catene di alfabeti vanno a comporre le pagine de “Il mare senza stelle“: noi lettori siamo invitati a perderci, rapiti dalle suggestioni e dalla maestria letteraria, senza porci troppe domande – per una volta, godendoci il viaggio, trasformandoci noi stessi in ape, chiave o spada, aprendo una porta priva di serratura, danzando in maschera tra una folla sconosciuta, fermandosi a una locanda in attesa del promesso incontro tra il giorno e la notte.

Fatevi un regalo: leggete questo romanzo. La dimensione che vi restituirà pulserà per sempre dentro ai vostri battiti – come un ronzio che si zittisce solo al termine dell’ultima pagina scritta.