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Recensione: “Il pozzo”, di Regīna Ezera

Così a volte ci tormenta una melodia dimenticata, o un nome, o il verso di una poesia. E basta ricordarli perché tutto torni al proprio posto e diventi irrilevante.

Penna prolifica della letteratura baltica, Regīna Ezera affronta ne Il pozzo quella che si dipana come la storia di una famiglia che si ricostruisce a seguito di precedenti separazioni e nuovi incontri.

Il romanzo si apre, per l’appunto, con l’arrivo di Rūdolfs sulle rive di un lago della campagna baltica. Medico alla ricerca di riposo e silenzio, Rūdolfs entrerà nella vita degli abitanti di Casa Tomariņi con pacata educazione. L’iniziale richiesta di prestito della barca di famiglia, posta a un’ignara Laura – che, in breve tempo, diventerà una delle protagoniste della narrazione – porterà a una serie di reazioni a catena che andranno a coinvolgere tutti i personaggi – principali e secondari – del romanzo.

Sposa momentaneamente solitaria, madre, cognata e nuora premurosa, amica sempre disponibile, Laura vive la propria condizione di moglie in standby – suo marito Riĉs è, infatti, in carcere per aver accidentalmente commesso un omicidio – con tutta la tenacia necessaria e una tempra invidiabile. L’affetto per il marito, e la sua mancanza, fanno da sottofondo alle sue giornate, sono la cantilena tediosa che accompagna le filastrocche e i capricci dei due bambini, rafforza l’eco dei ricordi ridestati con innocenza da Alvīne e Vija – madre e sorella del galeotto. A far da sfondo al morboso susseguirsi delle attività di campagna c’è la bruma lacustre, la fredda umidità della campagna grigia, la consapevolezza sempre maggiore di uno scorrere del tempo che è impossibile arrestare.

L’uomo… è come una cosa… all’inizio non ti accorgi proprio che sta invecchiando. Un giorno, però, la porta rimane bloccata: le pareti hanno cominciato a inclinarsi. Poi d’inverno arrivano gli spifferi, e d’estate la stufa fuma, in primavera piove dal soffitto e in autunno negli angoli spunta la muffa. E si va avanti così, sempre più in fretta. Lo vedo anche in me.

Sarà la pacifica presenza di Rūdolfs a restituire una nuova linfa, nuovi germogli e inediti sorrisi – sempre molto contenuti – alle giornate di Laura, ai giochi all’aperto di Zaiga e Māris, a permettere che le lettere fittizie provenienti dal carcere smettano di farcire le menti di chi deve andare avanti di superflue inesistenze. E, perché no, a restituire una nuova speranza e un domani migliore a una protagonista sempre corretta, che ha accettato i propri ruoli sociali e di vita con risolutezza e pragmaticità.

In fin dei conti, non è tutta la vita un’unica lotta per ottenere qualcosa, e l’impossibilità di conservarlo?

Il mio voto:

Matteo Zanini

Titolo: Il pozzo
Titolo originale: Aka
Autore: Regīna Ezera
Pagine: 333
Casa editrice: Iperborea
Prezzo: € 18,50