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Recensione: “Quattro metà”, di Martino Coli

Per quanto ne so, la colpa è di Platone.
Dispiace dirlo, ma è stato lui il primo a venirsene fuori con questa idiozia dell’anima gemella.

La ricerca dell’altra metà della mela è certamente un feticcio che attanaglia l’umanità dall’alba dei tempi, quasi che l’accompagnarsi a qualcuno sia una condizione necessaria per il raggiungimento della pura felicità. Ebbene, il romanzo di Martino Coli – nonostante parta da premesse e giunga a un congedo che poco hanno a che vedere con quest’idea – sembra proprio raccontare il contrario. “Quattro coppie” – ed. Sperling&Kupfer (recentemente diventato un film Netflix), infatti, attingendo a una narrazione che strizza l’occhio agli universi paralleli, ai mondi possibili e a Sliding Doors, ci propone gli scenari di vita e le variazioni di quattro personaggi – Matteo, Dario, Chiara e Giulia – e delle loro ipotetiche dinamiche relazionali.

A turno, infatti, capitolo dopo capitolo, l’autore – appropriandosi della voce di Martino e Stefania, i due matador che imbracciano l’arco di Cupido di questa storia – ci sottopone le eventualità che avrebbero potuto interessare i suoi quattro personaggi qualora avessero deciso di intraprendere un passo a due. Se l’incipit di questo esperimento sociale poteva essere arguto e spiritoso, purtroppo, le dinamiche che Martino Coli pone sul banco delle possibilità fanno irrimediabilmente perdere l’interesse nei confronti di quattro differenti sotto-trame che finiscono con l’apparire come un manifesto sullo sfacelo delle relazioni umane e un inno all’incapacità di tener fede agli impegni, alle promesse, alla parola data – anche solo qualche ora prima. In tal senso, “Quattro coppie” può certamente rappresentare un’istantanea della contemporaneità; un’istantanea molto triste, s’intende.

Gli unici – seppur scontati – insegnamenti di “Quattro coppie” sembrano essere gli avvertimenti, probabilmente vani, del soppesare ogni responsabilità, nel momento in cui si sceglie di legarci a qualcuno; dell’accertarsi, sopra ogni cosa, di conoscere questa possibile seconda metà almeno un po’ (di certo, più di qualche giorno o settimana); e, infine, del non sposarsi mai.

«A volte non ti annoia tutto questo?», gli chiese.
«Questo cosa?», fece Dario, anche se forse, in fondo, sapeva perfettamente a cosa di riferisse Giulia, che comunque spiegò.
«Il teatrino. Tu mi metti il follow, mi scrivi in chat, io ti rispondo. “Oh, è andato a vedere le mie foto”. Tu mi lasci il numero, ma io non ti lascio il mio. E poi io ti mando un messaggio, e tu mi mandi un messaggio. E tutto ovviamente cercando di essere simpatici, brillanti, carini, mai invadenti e…»

Il mio voto:

Matteo Zanini

Titolo: Quattro metà
Autore: Martino Coli
Casa editrice: Sperling&Kupfer
Prezzo: € 17.90
Pagine: 214