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Recensione: “Tempo variabile” di Jenny Offill

“Dopo ogni catastrofe inizia un periodo in cui quasi tutti si aggirano cercando di capire se si è trattato davvero di una catastrofe. Gli psicologi specializzati in catastrofi usano il termine “vagare” per descrivere le azioni automatiche della maggioranza delle persone quando si trovano in una situazione nuova e spaventosa.”

Quando NNEditore ha proposto alla redazione di InkBooks la lettura “Tempo variabile” di Jenny Offill, probabilmente nessuno si aspettava l’arrivo del Coronavirus, le conseguenze del lockdown, la difficile e nebbiosa condizione nella quale stanziano le esistenze, i progetti ed i perché.

In tal senso, “Tempo variabile è di un’attualità sconvolgente. Le vicende del romanzo, quelle che vedono presentata al lettore la quotidianità della bibliotecaria Lizzie, delle luci e delle ombre che attorniano le vicende del suo presente e di quello del marito, del figlio, della migliore amica, del fratello – e così via -, assumono una caratteristica di universale omogeneità all’interno della quale, in modo quasi incredibile, è possibile rispecchiarsi cristallinamente.

“Questa gente aspira all’immortalità, ma non riesce neanche ad aspettare dieci minuti per un caffè”.

È il fascino delle parole, la suggestione di immagini ed eventualità che sembrano appartenere prima a noi stessi che a queste pagine a fare di “Tempo variabile” una lettura godibile e fluida.
Un romanzo che racconta dell’umanità dei nostri alti e bassi, dell’inevitabilità dei nostri errori, delle silenziose e maliziose ripercussioni dei vizi ai quali fingiamo di chiudere la porta in faccia, ma ai quali torniamo senza vergogna non appena il mondo si volta dall’altra parte.

Un testo che non dà una speranza di redenzione, ma semplicemente dona forma all’inevitabile, al fluire degli eventi e nostro stesso mutare contraddittorio, al tentativo umano e fallace di essere delle persone migliori conservando solide ogni nostra immaturità, parte dell’egoismo e una vivida percentuale di incoerenza.
Un romanzo, da questo punto di vista, vero; ed è forse per questa verità che, in certi punti, questo scritto fa più male di altri.

“Sylvia ci aveva parlato dell’accoppiamento assortativo. Cioè tra simili – depressi con depressi. Il problema dell’accoppiamento assortivo, diceva, è che sembra perfetto al momento, come una chiave che entra in una serratura e apre la porta. Ma la domanda è: vuoi davvero passare la vita in quella stanza?”

Quello che Jenny Offill e “Tempo variabile”, probabilmente, volevano dirci è che non importa se l’accoppiamento sia assortivo o meno; la vera questione è che all’interno della stanza, il più delle volte, è meglio entrarci da soli.

Il mio voto:

Matteo Zanini

Titolo: Tempo variabile
Autore: Jenny Offill
Pagine: 160
Casa editrice: NNEditore
Prezzo: € 16,00