Recensione: “Un inutile delitto”, di Jill Dawson
Traendo ispirazione da un fatto di cronaca realmente accaduto a Londra nel 1974, Jill Dawson mette in scena dei protagonisti inediti per dare voce e rimettere in ordine i pezzi di un puzzle che non è ancora stato possibile ricostruire. Con questo pretesto, l’autrice ci mette in diretta connessione con due voci femminili, due protagoniste che alternano le loro differenti prospettive, crescite, problematiche, emotività sulla scena di questo romanzo pervasivo e ipnotico, che incolla il lettore alle pagine costringendolo a interrogarsi con costanza sulla validità delle parole – e, talvolta, delle azioni – di Mandy e Rosemary.
Due riflessi femminili in una Londra maschilista. Due vite segnate già dall’infanzia, dai primi traumi, da una sessualità invasiva e torbida, da rinunce e segreti, da scelte difficili ma inevitabili. La narrazione di una complicità femminile sorta in un contesto di difficoltà e la ricerca di un riscatto sulla vita – devastante e cruda – in costante risalita dall’oscura presenza di un passato che ha origini antiche.
Non sempre, all’interno di Un inutile delitto, si ha la precisa convinzione che quanto si sta leggendo faccia riferimento a un passato lontano, a un presente attuale o a un futuro trasognato. L’utilizzo abile di flashback e stream of consciusness genera nel lettore tutta una serie di interrogativi temporali, animando la ricostruzione della trama, l’incastro dei personaggi, l’attesa dell’epilogo.
Un epilogo, quello proposto da Jill Dawson, che ricalca quanto accaduto nella realtà, ma che trova una rinnovata giustizia nel finale del romanzo. Interessante, in tal senso, la postfazione dell’autrice, che chiarifica ancor più i dettagli delle ultime pagine.
Un romanzo accattivante e pieno. Una prova d’autore validissima. Una cura editoriale di pregio.
Matteo Zanini
Titolo: Un inutile delitto
Titolo originale: The Language of Birds
Autori: Jill Dawson
Pagine: 297
Casa editrice: Carbonio editore
Prezzo: € 17,00
Voto: 4/5 stelline
