
Recensione: Assassinio di marzo, di Dan Turèll
Troppo spesso si è obbligati a dire qualcosa, in una vita media. Un fatto che mi ha dato spesso sui nervi.
Copenaghen anni ‘70. Un protagonista senza nome. Un omicidio.
Queste le premesse di un romanzo che porta con sé la caratteristiche tipiche di Dan Turèll, noto autore di noir danesi: atmosfere metropolitane e intrecci che proseguono intrecciandosi al ritmo delle frasi. Assassinio di marzo (il quinto di una serie di dodici racconti, che fanno parte di quella che viene chiamata la “Mord-serien”) conduce i lettori nel fangoso mondo dell’arte – del suo commercio, delle sue esposizioni, dei suoi torbidi abitanti – col pretesto di risolvere il misterioso caso di un ricco collezionista ritrovato con un coltello piantato nella schiena. Le indagini si snodano tra familiari reticenti, vite private invase, incontri dai risvolti imprevisti con il classico scambio di supposizioni, ripensamenti, colpi di scena e smentite.
Pagina dopo pagina ci si cala sempre più a fondo nelle vicende, gli indizi cominciano a prendere una forma maggiormente definita e l’esito ci scivola tra le mani con una facilità che lascia soddisfatti.
Un romanzo che si presta per tutti i lettori appassionati di gialli leggeri e scorrevoli, da gustare mentre la pioggia inumidisce l’aria e il pomeriggio si prepara a tuffarsi nel tramonto.
Il mio voto:
Matteo Zanini
Titolo: Assassinio di marzo Titolo originale: Mord i marts Autore: Dan Turèll Casa editrice: Iperborea Prezzo: euro 17,00 Pagine: 252

