#LeggereInMusica: “L’occhio della montagna”, di Sara Baume e Aradia Morrigan
Quando la vita ti regala limoni, chiedi una bottiglia di Tequila.
Isabel e Simon – Bell e Sigh – si incontrano fortuitamente e si innamorano di un amore senza remore; iniziano a convivere dopo poco, trasferendosi in una casupola alle pendici di un monte, immersi nella Natura selvaggia, in esclusiva compagnia dei loro cani – Voss e Pip. “L’occhio della montagna”, di Sara Baume (ed. NNEditore), racconta dei loro primi sette anni di vita vissuta l’uno nella protezione dell’altro, nell’esclusività reciproca, nella scoperta dell’affetto e del circostante. Un “romanzo delle piccole cose”, così mi sembra opportuno definire il testo di Baume, il quale non va caratterizzandosi per la quantità o il peso degli eventi narrati, cercando piuttosto di incentrare la narrazione sul procedere lento della vita, sullo scambio vicendevole sempre cruciale in una dinamica di coppia, sulla permeanza dello sfondo naturalistico – sempre vigile, sempre presente, nonostante il suo manifestarsi silenzioso.
Tacevano all’unisono, senza mai lasciare frasi incomplete, senza mai darsi la buonanotte.
Sì, perché sullo sfondo della quotidianità cadenzata e monotona di Sigh e Bell vi è un punto fisso, un eccezionale osservatore: l’occhio della montagna che dà il titolo alla versione italiana del romanzo (nel titolo originale, infatti, questo particolare non riesce ad emergere) e che sembra attendere con ardente speranza il momento in cui la giovane coppia deciderà di avventurarsi sulle sue pendici per scoprirne le sfaccettature. Ma, come ci svelano i sette capitoli del volume, “il monte restò non scalato per i primi sette anni che vissero lì”: un’immobilità e una pigrizia interiorizzata – quelle che caratterizzano i due innamorati – che non faticheremo a riconoscere anche nelle azioni quotidiane descritte e presentate al lettore.
I blister si erano separati dalle scatole. Le pillole si erano separate dai blister. I bugiardini erano andati persi, i principi attivi disattivati.
“L’occhio della montagna” è un romanzo che destabilizza. Ci si aspetta che, durante l’avanzare degli anni, Bell e Sigh costruiscano, mostrino, sperimentino, spingano la propria curiosità e il desiderio esplorativo in direzione della montagna che tanto li ha uniti; ma tutto questo non ha intenzione di accadere. Sara Baume architetta un testo posato e ristretto – come ristretti saranno i luoghi, le reazioni e gli avvenimenti del suo scrivere – e pone a difesa delle pagine uno sguardo esterno e protettivo – quello della montagna, per l’appunto – ma che è destinato a rimanere soltanto un elemento di contorno dal fascino immaginato.
Il loro era un linguaggio di sfumature e allusioni, di lievi scrollate di spalle, cenni, mormorii.
Il mio voto:
Matteo Zanini
Titolo: L’occhio della montagna Titolo originale: Seven Steeples Autore: Sara Baume Casa editrice: NNEditore Prezzo: € 18.00 Pagine: 200