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Recensione: “Affamata”, di Melissa Broder

Ma in tutto quel tran tran avevo dimenticato il motivo per cui lo spazio occupato dal demone era tanto pericoloso: perché quando ti trascinava lì, stavi una favola.

Rachel è una giovane donna piena di confini: sopravvive tra una privazione e l’altra, spinge il suo stesso corpo al limite della sopravvivenza calcolando compulsivamente il numero di calorie presenti in quel poco che si concede di ingurgitare ogni giorno. La sua vita sociale è del tutto inesistente, il suo rapporto con le radici – con la madre, nella fattispecie – è una continua contorsione e la medesima difficoltà di confronto è manifesta durante le sedute di terapia con la dottoressa Mahjoub. L’unico luogo dove Rachel riesce a concedersi uno spazio “sconfinato” è il locale dove, ogni giovedì, si esibisce sul comico palco di una stand-up comedy. Il rapporto malsano di Rachel con il cibo passa soprattutto attraverso una yogurteria nota per le sue coppe ipocaloriche – le uniche che la ragazza si concede di consumare senza troppi rimorsi. Ma sarà proprio in questa cornice apparentemente protetta che Rachel varcherà i propri limiti per sempre.

Il più delle volte mi sembrava di essere alla guida di un’auto con il parabrezza appannato che mi impediva di decifrare le percezioni degli altri. Li vedevo gesticolare e borbottare, allora azionavo i tergicristalli. Ma per quanto andassero avanti e indietro a tutta velocità, il parabrezza rimaneva sempre appannato.

Rachel incontrerà Miriam, commessa della yogurteria di famiglia, colei che sarà capace di smuovere le sue reticenze e che la condurrà pian piano su una strada che da tempo s’era lasciata alle spalle: la strada della scoperta, del godimento, dell’abbandono. Tra un topping e una cascata di praline, tra una spruzzata di panna montata e un drink alcolico, Rachel abbandonerà i compromessi col proprio corpo e inizierà un percorso di scoperta di se stessa e dell’altro, in compagnia di Miriam – della quale si innamorerà. Miriam è l’opposto, è l’abbondanza, è il godereccio.

Alle rigidità alimentari si affiancherà la rigidità religiosa, un vero e proprio dualismo distruttivo che porterà la protagonista a rivalutare scelte e comportamenti passati, accompagnandola verso una sorta di pacificazione liberatoria.

Un po’ come se a causa di un’emicrania mi fossi mozzata la testa. Ma ero stufa marcia di quella testa.

Affamata è un romanzo di eccessi e, insieme, di rigidità; è una storia di opposizioni e contrasti, cedimenti e ripensamenti, fantasmi e golem; è una potente riflessione sul ruolo determinante che i disturbi alimentari – e le loro conseguenze – hanno nella società contemporanea. Lo scritto di Melissa Broder – edito NNEditore, nella collana ‘Le Fuggitive’ – non lascia indifferenti: scava nell’animo, quasi stesse raccontando vicissitudini universali, e lo fa con fluidità, profondità e coraggio. Un romanzo virtuoso, consigliatissimo.

Il mio voto:

Matteo Zanini

Titolo: Affamata
Titolo originale: Milk Fed
Autore: Melissa Broder
Casa editrice: NNEditore
Prezzo: € 18.00
Pagine: 276

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